IL SETTORE MUSICALE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
E’ fuori di ogni dubbio che il settore musicale vada rivisto e non parlo dei grandi artisti che in questo momento vivono la quarantena nelle proprie lussuose residenze, ma di centinaia di migliaia di musicisti già ridotti alla fame da un settore in crisi che non gode di incentivi.
L’incentivo non ha niente a che fare con l’assistenzialismo, incentivo può essere anche un “non disincentivare” cosa che da tempo succede attraverso un sistema burocratico assurdo che fra permessi, norme antiquate e contributi a percentuali elevatissime che gravano sui cachet senza garantire un ritorno (pochissimi raggiungono i requisiti) , di fatto ostacola il settore e favorisce il sommerso.
Ma questo non basta, è ora che siano i musicisti a cambiare atteggiamento. Non difendo il lavoro nero nella musica ma non accetto neanche il principio che chi non ha fatto almeno 30 date in regola nel 2019 sia uno sfigato e dovrebbe fare altro (in riferimento al contributo di 600 euro erogato a Marzo).
Questo perchè si dimentica sempre l’aspetto culturale della musica che è quello che fa la differenza fra l’Italia e gli altri paesi. In Italia è professionista solo chi vive di musica e Il concetto sarebbe formalmente corretto ma la contraddizione è proprio nella definizione, perchè in questo modo vive di musica solo un pugno di super turnisti o chi suona liscio o nelle cover bands dell’artista famoso, magari mascherandosi come lui e spesso facendo un largo uso di basi pre registrate. E quindi la parola “Musica” assume un significato molto relativo.
Mentre è uno “sfigato” magari il Jazzista che ha studiato una vita e che suona nei pubs per delle paghe da fame, costretto a rinunciare a lavorare in regola per arrivare a fine mese e ad arrotondare con l’insegnamento privato che non sempre è una scelta ma spesso una necessità.
Quello che dovrebbe cambiare è innanzitutto questo senso di “presunta superiorità” che affligge la nostra categoria.
Tu che ti senti migliore perchè lavori con partita IVA perchè se lavori con una cooperativa non sei un vero professionista, tu che ti senti migliore perchè suoni Jazz o una musica colta e gli altri fanno solo robaccia, tu che ti senti migliore perchè insegni nella scuola di musica e hai 100 allievi e che te ne frega del live, tu che ti senti migliore perchè col tuo gruppo di cover fai 150 date in regola all’anno suonando la musica di altri e al diavolo il “nero” (ma gli mp3 dei brani da studiare li hai scaricati da youtube, mica li hai comprati e i borderò li compili male facendo perdere diritti ai legittimi autori). Tu che suoni nei grossi tour e che ti senti migliore perchè pensi che coveristi e jazzisti e tutti gli altri siano degli sfigati ecc…
Ma potremmo andare avanti all’infinito, basterebbe pensare alla marea di generi musicali che non trovano spazio: perchè un musicista Metal dovrebbe essere meno degno di un Jazzista o di uno che conosce a memoria tutti i pezzi della sua Tribute band ma non conosce una scala musicale? O perchè un bravo musicista che è costretto a fare un altro lavoro dovrebbe essere meno degno di uno che a volte neanche sa suonare ma fa “spettacolo” con le sue 10.000 basi e i suoi bei costumi colorati ed effetti speciali?
Ecco, forse questo settore migliorerebbe se per un solo istante ognuno di voi si fermasse un attimo e la smettesse di esprimere giudizi sugli altri sentendosi migliore. Se credi davvero di essere migliore questo articolo non fa per te ovviamente, ma sappi che le tue sicurezze di oggi domani potrebbero non essere tali. Se la quarantena non ti ha insegnato neanche questo, non credo che tu sarai in grado di capire il concetto di “solidarietà” fra musicisti che è quello che potrebbe fare la differenza.
Buona musica a tutti.